PER DON COSTANTE BIANCHI

Ricordo alla celebrazione esequiale di Fagna il 24 dicembre 2013

         Il Vescovo mi chiede di dire qualcosa su don Costante. Lo ringrazio: Costante era un amico carissimo: siamo stati ordinati insieme il 10 luglio 1949. Il Card. Dalla Costa era malato: ci ordinò preti Mons. Giovanni Costantini vescovo di La Spezia. Costante era cinque anni più vecchio di noi: era del 1921.  La nostra classe era quella del 1926.  Anche don Tommaso Pizzilli che fu parroco qui, a Scarperia, era  della nostra classe ma più giovane di un anno. Era del 1927 e dovette aspettare per essere ordinato.

Don Costante anche in Seminario  era il più buono: il più semplice,  il più umile  o,  usando il linguaggio evangelico, nonostante gli anni, il più piccolo.

Vorrei ricordarlo partendo  proprio dal Vangelo, il Vangelo di Luca: da quella  preghiera spontanea – preghiera di lode – con cui Gesù saluta il ritorno dei settantadue discepoli dalla missione: In quella stessa ora Gesù esultò di gioia nello Spirito Santo e disse: “Ti rendo lode, o Padre, Signore del cielo e della terra, perché hai nascosto queste cose ai sapienti e ai dotti e le hai rivelate ai piccoli. Sì, o Padre, perché così hai deciso nella tua benevolenza.”(Lc. 10,21) Anche il Signore, in questa preghiera, sembra emozionato: è commosso da questi piccoli che hanno colto i segreti del Regno sconosciuti ai sapienti e agli intelligenti.

Perché? Perché essi hanno il cuore: la loro conoscenza è per via d’amore.  Le cose umane, diceva Pascal,  bisogna prima conoscerle per poterle amare; invece le cose di Dio bisogna prima amarle per poi  poterle conoscere.  E don Barsotti  aggiungeva: E’ l’Amore che apre gli occhi.

Ricordo subito don Barsotti perché certamente il legame con don Barsotti ha avuto un significato particolare nella vita di Costante. Don Barsotti aveva predicato gli esercizi spirituali alla nostra classe in preparazione al suddiaconato. Lo avevamo richiesto noi; si era sentito parlare di lui. Furono esercizi bellissimi che ci fecero bene: ci aprirono orizzonti nuovi.  Don Costante,  più di tutti, stabilì un rapporto molto bello con don Barsotti, toccato da una  spiritualità si direbbe  monastica  che lui sentiva molto affine. Purtroppo dopo l’ordinazione sacerdotale Costante ebbe grossi problemi di salute: una grave forma di T.B.C che lo accompagnò per lungo tempo. La sorte ci accumunò perché  anch’io ebbi gli stessi problemi. La malattia finì per tenerlo lontano per diverso tempo da impegni pastorali. Anche per questo  il rapporto con don Barsotti si intensificò: senza un servizio pastorale il rapporto  con don Divo si fece più continuo. Io, dico la verità, mi sono  sempre difeso: forse anche difeso dal Signore.   Lui no e la comunità di don Barsotti è stata molto importante per aiutarlo a vivere il suo sacerdozio.

Ho chiesto a Padre Agostino della Comunità dei Figli di Dio un ricordo e ho avuto via e mail questa risposta:

“La fedeltà di Costante a don Divo è stata sempre assoluta. Gli ha voluto tanto bene,  pur senza manifestazioni particolari e lo aveva certamente come un grosso punto di appoggio e di riferimento. Alla Comunità ha fatto tantissimo bene col suo esempio e con la sua presenza silenziosa ma vivissima. Il Padre era sicuro di lui e lo ha sempre accolto con sincero affetto, spesso anche scherzandoci insieme. Nella dinamica delle relazioni, spesso complesse e sofferte, di Casa San Sergio la sua presenza aveva una funzione catalizzatrice e di grande conforto. Più volte l’ho sentito dire da Padre Serafino e dagli altri fratelli. Non c’era tanto da dire di lui, quanto da guardarlo soprattutto quando pregava,  nell’adorazione e durante la celebrazione dell’Eucaristia. In questi ultimi giorni molti di noi siamo andati a visitarlo al Convitto; personalmente sono molto contento di essere stato con Sergio da lui due giorni prima della sua morte lo abbiamo trovato sveglio e capace, pur senza parlare, di manifestare la sua gioia nel vederci lì insieme ad alcune nostre sorelle. Gli occhi gli brillavano di gioia e con la mano faceva grandi gesti di festoso saluto. “

La comunità dei figli di Dio è stata importante per Costante. Ma forse anche lui per loro.

Sempre dalla Comunità dei figli di Dio mi passano questa memoria del loro cronicon, che risale al Febbraio 1980. Vi si dice: In questi ultimi tempi Don Costante ha passato quasi due settimane, salvo il sabato e la domenica, in silenzioso raccoglimento da noi; la delicatezza e la dolcezza di questo umile Sacerdote sono un dono per tutti noi. Mai un giudizio, mai maldicenze…

Il Cardinale dalla Costa gli aveva consentito di stare durante la settimana da don Barsotti  e di tornare nelle varie parrocchiette, dove era vicario, la domenica a celebrare la Messa: parrocchiette  in gran parte oggi scomparse: prima Fignano , poi  Marcoiano, poi  Signano e finalmente a Fagna come vicario economo.  Fagna era stata una pieve prestigiosa nel passato. Ma quando vi è entrato don Costante tutto il prestigio era finito: i poderi, credo, non ci fossero più. Comunque lui, almeno dal punto di vista artistico,  la vedrà  rifiorire. Qui a Fagna è rimasto come Vicario economo  dal 1963 al 2006.

Pur rimanendo sacerdote diocesano don Costante fece la sua consacrazione nella comunità dei figli di Dio, insieme alla sua mamma,  una donna semplice come lui, di grande fede. Una consacrazione che significava vivere con piena consapevolezza  il battesimo.   “La vera consacrazione al Signore è quella del battesimo”, gli aveva insegnato  don Barsotti.  Nessuna consacrazione può essere più piena di quella del battesimo”.  Però entrare nella comunità dei figli di Dio significava per lui viverle questa vocazione battesimale  con maggiore consapevolezza. “Dio ascolta tutti coloro che lo amano con tutta la profondità della loro anima e nutrono nel loro cuore una fede grande sia pure come un granellino di senape”, diceva ancora don Barsotti.  Quindi  una  vocazione monastica vissuta nel mondo. Costante  era davvero monaco, ma  alla maniera di Evagrio: separato da tutti eppure unito a tutti. E vissuta insieme alla sua mamma che gli somigliava tanto. Mi piace raccogliere un’altra registrazione che mi passano da San Sergio: è una meditazione di don Barsotti in un ritiro della comunità tenuto a Lucca il 25 gennaio 1976. Vi si parla della vecchiaia e della decadenza che l’accompagna. Ma, aggiunge Barsotti “quante volte dobbiamo riconoscere che certe anime proprio via via che passano gli anni, invece di perdere questa bellezza e questa luce, l’acquistano sempre di più. Vedete, in questi giorni erano a San Sergio don Costante e la sua mamma. La Rosaria non faceva altro che accarezzarla perché era veramente di un candore, di una luce spirituale che attirava l’attenzione e l’amore di tutti quelli che erano in casa. Ed io provavo una certa gioia anche soltanto a vederla curva curva, bianca bianca e con uno sguardo limpido come quello di un bambino; era tornata la luce, la semplicità, la purezza, la gioia dell’innocenza. Così avviene veramente, se l’anima risponde a Dio: via via che gli anni passano, non si invecchia, si acquista piuttosto una giovinezza di amore. Certo il corpo è quello che è, ma l’anima non intristisce col corpo che decade, anzi, acquista semplicità, innocenza, bellezza. “

Non credo che Costante abbia letto molto dei libri di don Barsotti. Don Barsotti ha scritto qualche centinaio di libri.  Credo che Costante non lo seguisse troppo in questo senso. Forse un libro che don Barsotti aveva contribuito per primo  a far conoscere in Italia Costante doveva  conoscerlo. Me lo immagino io perché il protagonista in qualche modo gli assomiglia: il libro è le Relazioni di un pellegrino russo che don Barsotti tradusse dal francese e pubblicò con la libreria editrice fiorentina. Il protagonista è un uomo di campagna che percorre la steppa consacrandosi alla vita ascetica del pellegrinaggio nella continua preghiera. Una serie di avventure  ma una grande coerenza di vita: una vita di preghiera.  Don Costante che anche voi a Fagna e dintorni  avete conosciuto era questo: camminava e pregava. Non so se il pellegrino russo ci entrasse, certo gli somigliava.  Quanto ha camminato don Costante! A piedi o in bicicletta;  in qua e in là per il vostro Mugello, in silenzio, molte volte per portare la comunione  e per visitare i malati. Viandante della fede, della preghiera e della carità.

Anche al Convitto dove si ritirò nel 2006 finché ha potuto – poi la vista a un certo punto non glielo consentiva più e don Gabriele Cecchini ha dovuto sorvegliarlo – era capace di partire appena gli era consentito , prendere il viale dei Colli  su verso il piazzale Michelangelo scendere dalla parte opposta  fino al Ponte San Niccolò e poi lungarno fino al ponte alla Carraia, via dei Serragli, Porta Romana. Sosta alla chiesa della Calza per l’adorazione e poi riprendere la strada fino al Convitto. Dovervi rinunziare fu per lui una grande sofferenza.

Una delle ultime volte in cui l’ho visto mi ha chiesto consiglio: “posso o no chiedere a don Gabriele di farmi andare a piedi all’Impruneta  solo per fermarmi un momento al cimitero  e pregare un po’ sulla tomba dei miei genitori e poi tornare su? Sono sicuro di farcela”. Gli dovetti spiegare che non era possibile: “non ce la puoi fare ed è pericoloso salire a piedi lungo la strada di Pozzolatico per andare all’Impruneta. Ti arrotano.” Non voleva arrendersi.

Una presenza dovunque sia stato di fede e di grazia. Aveva il dono della preghiera: la preghiera come carisma. Il parroco con cui avevo fissato di andare a confessare stasera quando gli ho detto che non potevo esserci perché venivo a Fagna per il funerale di don Costante mi ha domandato chi era questo prete. Ma poi, ricordando Fagna, ha capito.  Era stato a Fagna da seminarista  per una sagra del tortello o del cinghiale. “ E’ quel prete che quando diceva la Messa, alla consacrazione, si commuoveva.” Sì. La sua preghiera era anche questo.

Anch’io ho rivisto Costante l’antivigilia della morte: credo mi abbia riconosciuto. Certo ha aperto gli occhi e balbettato qualcosa. Ci siamo scambiati la benedizione.

L’altra attenzione di don  Costante erano i poveri, perché anche lui era un povero e  i poveri lo conoscevano.  E qualche volta se ne approfittavano. Don Tommaso Pizzilli doveva intervenire, fare da gendarme  e brontolare: “Stai attento”. Lui stesso si è trovato qualche volta in difficoltà ed ha dovuto rivolgersi agli amici perché doveva  sbrogliare situazioni  antipatiche.

Chiudo qui. Ognuno di noi, dice Bernanos, ha il suo posto nel Vangelo. Il Signore ci ha incontrati tutti da qualche parte, chi a Nazaret, chi a Betlemme, chi per le strade della Galilea o di Gerusalemme…

Dove il Signore ha incontrato Costante? Qual è il suo posto nel Vangelo?

Io dico sul monte: il monte delle  beatitudini. Là, sull’erba del prato dove Gesù si è messo a sedere, in mezzo ai discepoli che gli fanno corona, c’è anche lui, povero in spirito, mite, puro di cuore.  Qui il Signore lo vede e lo accoglie. E lì sul monte c’è anche don Barsotti e ci sono i suoi poveri.

Ora vorrei anche ringraziare voi: la gente di Fagna e in genere del Mugello, dei luoghi dove lui è passato esercitando il suo ministero. Gli avete voluto bene.

E ringraziare ancora una volta il Convitto ecclesiastico e don Gabriele e tutto il personale.

Grazie.                                                      Don Silvano Nistri

Santo Natale

Martedi 24 Vigilia di Natale

Ponzalla21.30 - S. Messa
Sant'Agata23.30 - Veglia e S. Messa
Fagna23.45 - S. Messa
Scarperia23.45 - S. Messa

Disponibilità per le confessioni: Scarperia (dalle 10.00 alle 12.00 e dalle 16.00 alle 19.00) – Sant’Agata (dalle 16.00 alle 19.00).

Mercoledi 25 Natale del Signore

Scarperia8.00 - 10.30 - 18.00 SS.Messe
Fagna9,30 - S. Messa
Lumena9.30 - S. Messa
Sant'Agata11.00 - S. Messa

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